Vasto, Il palazzo della Penna

L’estate del 2016 mi ha regalato una sorpresa. Conosco Vasto abbastanza approfonditamente, posso dire di essere stato da sempre attirato dal fascino di questa città e dalla bellezza del suo golfo, amo Punta Penna e Punta Aderci. L’anno scorso un’amica fotografa mi incontrò in spiaggia e mi chiese di organizzare una visita ad un palazzo disabitato misterioso , dal fascino sinistro, ricordato attualmente dai vastesi  per le numerose leggende riguardanti apparizioni con fantasmi di suore o giovani ragazze.

Avevo già sentito parlare  dell’Orfanotrofio Genova Rulli per le orfanelle vastesi, una conoscente mi disse che la nomea delle suore della Croce era terribile per la loro severità. Ovviamente altre testimonianze lodano le religiose per la loro dedizione alla causa. Ometto leggende catastrofiche su morti violente, suicidi, incidenti capitati negli anni passati che vorrebbero giustificare le spettrali apparizioni.

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Il palazzo della Penna si trova vicino al faro di Punta Penna, in una cornice davvero fascinosa e solitaria. Fu ultimato nel 1615 da un membro della famiglia D’Avalos con l’intenzione di farne un luogo di villeggiatura accanto al mare. Questo casato del regno di Napoli era di origine spagnola, ebbe molto prestigio poiché fu a capo di feudi importanti (Pescara e Vasto). Lo sforzo economico , dicono le cronache, fu notevole poiché doveva essere una costruzione di pregevole fattura. La pianta è quadrata ed ai lati sono presenti quattro baluardi, ben conservati. Nella fotografia che propongo se ne vedono due.

Nel 1729 con la morte di don Cesare Michelangelo il palazzo cadde in disuso. In breve tempo diventò un posto malsano ( le cronache riportano la presenza di numerose paludi), triste, guardato dal popolo con diffidenza. Cominciarono a diffondersi in questo periodo leggende su diavoli e streghe che non abbandoneranno mai più questo contesto. Infatti un altro nome con cui è conosciuta la struttura è il palazzo dei “100 diavoli” poiché si vociferava che fosse stato edificato in un solo giorno.

Nel 1835 la tenuta fu acquistata da Giuseppe Antonio Rulli che provvide a bonificare le paludi ed a restaurare la principesca dimora. Circa 100 anni dopo i suoi nipoti, Luigi ed Alfonso Genova, non avendo discendenza, donarono il palazzo ad un ente benefico , dunque divenne la sede dell’Orfanotrofio Genova Rulli che ospitò fino agli anni ottanta ragazze orfane vastesi.

A partire da questi anni la struttura è di nuovo disabitata e fatiscente, sembra essere il suo triste destino.

Decidiamo di visitare il palazzo di mattina, siamo in cinque persone.

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Ci accoglie un ingresso imponente con il nome dei benefattori impresso sopra il cancello semiaperto, quasi un invito ad entrare.

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I tre numeri sulla soglia ci incutono timore, le dicerie sulle presenze spiacevoli e testimonianze macabre non mancano. Dietro al cancello dobbiamo fare molta attenzione, il suolo contiene numerose siringhe, alcune con l’ago piantato direttamente a terra. Sicuramente la visita va pianificata in compagnia. Attraversiamo il giardino che conduce alla villa , dalle foto in rete si può vedere che era splendido. Ora sembra una piccola giungla.

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Fa impressione vedere la natura che sta quasi fagocitando antichi divertimenti. Siamo arrivati alle soglie dell’orfanotrofio, da qui si possono vedere le altre due garitte che completano il quadrato.

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Fichi, palme ed un arancio contornano il tutto. E’ ora di entrare , ci sentiamo emozionati ed impauriti! 6 7 8 9

Questa scritta ci ha un pochino impressionato….

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Ecco come appare un posto di guardia al piano superiore della dimora. Sullo sfondo si trova la zona industriale del porto di Punta Penna.

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E’ ora di uscire, un contadino ci urla di farlo alla svelta dai campi circostanti. Qualche particolare inquietante non soffoca la tristezza di avere rinvenuto frasi razziste ( di stampo nazista) sui muri di questa residenza storica che decido di non proporre. Escludendo la fotografia  della vasca da bagno con la scritta rossa e qualche croce devo dire che i segni per me inquietanti non sono  evidenti ( nel palazzo Genova Rulli a Vasto alta invece lo sono stati). Rimane il grande interrogativo per il mancato recupero di una struttura di importante valore storico ed affettivo per la realtà vastese.

Così vanno le cose qui in Italia…comunque l’accesso è libero, non abbiamo rinvenuto cartelli con proibizioni e divieti.

Per gli amanti della fotografia architettonico-archeologica, del mistero, delle atmosfere tenebrose, per chi voglia conoscere cosa abbiano edificato i d’Avalos a Vasto la visita è quasi obbligatoria…
Tutte le fotografie in questa pagina sono state scattate con la mia Fuji xpro2 e l’ottica 18mm f2.

 

 

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