Venghino siori venghino……..nella ridente Consonno.
Questo diventerà il paese delle meraviglie, la città dei balocchi, la scintillante Las Vegas lombarda. Avrà negozi alla moda, alberghi , ristoranti , piste da ballo e locali dove si esibiranno i migliori divi nostrani. Ci sarà addirittura un centro commerciale che tutti ricorderanno , forse si dimentica facilmente un edificio con il minareto ?
Non c’è deserto qui, siamo in Brianza , a due passi da Milano…quella che poi diventerà “da bere” ma che forse lo è sempre stata.
“A Consonno è sempre festa” , così recitava un’insegna degli anni 60 ai tempi del famoso boom economico italiano. In questo periodo, intensa e breve come la scintilla di una stella filante, si sviluppa la storia del paese “più piccolo ma più bello del mondo”. Poi tutto si ferma, lentamente si degrada e oggi vegeta in stato di triste abbandono.
Non sarò certo io a giudicare l’opera del conte Mario Bagno, se ne trova in rete ampia descrizione.
Vengo al dunque…..finalmente ho avuto la possibilità di visitare la città fantasma in una giornata invernale uggiosa, tutto è magnificamente decadente.
Passeggio , fotografo, mi viene in mente il Collodi :
“Pinocchio e Lucignolo aspettavano ansiosi il carro che li avrebbe portati lontano da quella città, dove il divertimento non c’era e si studiava solo. Finalmente si vide in lontananza il carro arrivare con tutti i bambini da trasportare. Volevano andare in un paese chiamato il paese dei Balocchi dove la scuola e gli insegnanti non c’erano, ma solo il divertimento.
Il carro era appena arrivato e l’omino si voltò e chiese a Lucignolo e a Pinocchio se volevano andare con lui. Al primo impatto Pinocchio disse di no, ma poi si fece convincere e andò con loro.
Quando arrivarono su tutte le piazzette c’erano teatrini, su tutte le case c’era scritto viva i balocci (invece di balocchi); non vogliamo più schole (invece di scuole); l’arin metica (invece di aritmetica) e cose simili.
Era già da tanto tempo che continuava questa cuccagna quando un giorno Pinocchio ebbe, come si suol dire, una brutta sorpresa che lo mise di cattivo umore. Svegliandosi si accorse che aveva le orecchie d’asino, una lunga coda, e tanti peli che uscivano dal pezzo di legno.
Diventato asino l’omino di burro (l’ingannatore) lo vendette a un circo che lo fece esibire e si fece male. Allora il circo, invece di curarlo, lo vendette a un uomo che con la sua pelle e il suo legno voleva farci un tamburo.”
Beh, che dire, tra i “luoghi dell’abbandono” questo è da oscar! Complimenti per la “missione” e, al solito, per le foto … c’è anche una inquietante maschera bianca che, forse, tornerà proprio nei miei prossimi incubi …
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